Navigare su un sito web con un sistema che blocca la pubblicità, costituisce una violazione dei termini di utilizzo dei siti stessi e a tutti gli effetti, equiparabile alla pirateria informatica. Tanto che in Germania, c’è una causa in corso tra alcune società specializzate nel webmarketing e uno degli adblocker più famosi.
Sarebbe come prendere un giornale free press e farsi ritagliare le pubblicità prima di sfogliarlo.
Senza risorse, molti siti, anche grossi, chiuderebbero. Facebook, tanto per citarne uno, al pari di Youtube, vive esclusivamente o quasi di pubblicità.
Il rischio? Accelerare la transizione ad un web interamente a pagamento.
Senza ricavi pubblicitari, la maggior parte dei sistemi oggi online sarebbe a pagamento, a partire da Facebook, passando poi per Google, Youtube e milioni di siti web.
Dopo Adblock, finito sotto accusa in Germania, anche Apple annuncia un proprio plugin in grado di di bloccare la pubblicità nei siti web, con possibilità di attivare una specifica funzione da Safari.
Una funzione già esistente su Android, che consente di bloccare la pubblicità da navigazione Mobile.
Siete proprio sicuri che preferireste pagare abbonamenti piuttosto che sorbirvi qualche banner pubblicitario?
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